martedì 28 giugno 2016

Nazim Hikmet








Come è bello pensare a te tra le grida della morte e della vittoria, pensare a te quando si è in prigione e quando si è passata la quarantina. Com’è bello pensare a te: ecco una mano dimenticata su una stoffa azzurra, ed ecco, tra i tuoi capelli, la morbidezza fiera della mia terra di Istanbul. E’ come un altro uomo, in me, la felicità di amarti. Com’è bello pensare a te: scrivere per te, guardarti disteso sulla schiena, nella mia cella. Una parola che tu hai detto quel giorno, in quel luogo, e non una parola in sè, ma quel modo che aveva di contenere tutto un mondo. Com’è bello pensare a te: voglio ancora scolpire per te qualcosa, costruire uno scrigno, un anello, tessere tre metri di seta. E di colpo, alzandomi in piedi, andare a incollarmi alle sbarre della finestra, e gridare al cielo azzurro della libertà tutto quanto ho scritto per te.

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